lunedì 23 giugno 2014

Le parole giuste su Zazienews!


Che bella questa recensione! Quando l'ho letta è stato come aprire un biscotto della fortuna e trovare un biglietto con una sola parola, un imperativo: "Rilassati".
Perché proprio "rilassati"? Perché in questo libro, insieme e dentro la storia che racconto, c'è anche un pezzetto della vita di amici molto cari e mi sta a cuore che venga capito, accolto. Ci sono temi importanti (la dislessia, ma anche il trapianto) che ho voluto provare a raccontare ai ragazzi in un tentativo che non tradisca né la loro complessità, né l'intelligenza dei lettori.Contenta anche per il riferimento alle clarisse e a Topipittori
Le mie parole ringraziano Grazia Gotti.





martedì 10 giugno 2014

"Le parole giuste" su Liberiamo.it


Qui, un'intervista per "Le parole giuste" dove si parla di dislessia. In realtà, in questo piccolo libro, c'è molto altro.
Non mi piacciono molto le "etichette", tuttavia questa volta sono contenta. Se rispondere a qualche domanda fin troppo circoscritta servisse a far conoscere la dislessia e l'importanza di una diagnosi precoce, sarebbe già qualcosa.




http://www.libreriamo.it/a/7695/le-parole-giuste-di-silvia-vecchini-per-aiutare-i-bambini-dislessici-bisogna-prima-conoscere-a-fondo-questo-disturbo.aspx

venerdì 6 giugno 2014

"Semi e Parole", libreria Radice Labirinto



A Carpi ho incontrato una libreria che è un piccolo gioiello. Si chiama Radice-Labirinto
Alessia e Dario, coraggiosi, appassionati, infaticabili librai, mi hanno accolto nel migliore dei modi.

Marina Marcolin ed io siamo state ospiti dell'iniziativa Semi e parole. Già il titolo mi aveva messo allegria. Quella del seme è una delle mie immagine preferite. Alessia ha utilizzato un testo di Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori) per il programma. Insomma, eravamo in perfetta sintonia.

Quando senti l’estate arrivare
metti tra le cose da fare
cogliere un papavero premere
il pistillo stampare una stella
sulla fronte di un’amica
fischiare usando un filo d’erba
lasciare una briciola in terra
e aspettare una formica
cercare un soffione prendere
fiato soffiare insieme
ricordare che ogni desiderio
è un seme.

Eravamo fuori, sulla piazza. Abbiamo potuto montare la nostra tenda itinerante. C'era un poco di vento ma Alessia aveva pensato a tutto ed è stato facile. 




Marina ed io abbiamo nascosto nelle taschine tanti piccoli sacchetti: ciascuno conteneva semi di fiori e una parola segreta. Li avremmo regalati alla fine. Perché per me, con i bambini, alla fine, al momento dei saluti, ci deve essere un inizio.



Sono arrivati i bambini e ci siamo messi a parlare, a leggere poesie, a raccontare come Marina aveva disegnato attorno, dentro e fuori i versi. E' stato bello vedere che i bambini coglievano alcune delle sue scelte al volo, entravano nella poesia con più facilità e immediatezza osservando un particolare, un colore.


Poi ci siamo messi a scrivere. Anche se eravamo in una piazza e la gente passava e passava. Eravamo in un posto protetto, intimo. E' bastato un tetto di lenzuola.
Bambini fortunati! Hanno avuto in dono alcune immagini disegnate per l'occasione da Marina: foglie, fiori, sassolini, formiche, chiocciole... Un poco di prato è entrato nella nostra tenda e abbiamo provato a dire se l'elemento che avevamo ricevuto ci somigliava, quando, perché.





Breve l'incontro ma intenso. Bello risvegliarsi alla fine, leggere insieme quello che abbiamo scritto, portare a casa un pensiero, un disegno, portarsi anche dei semi e una parola per ricominciare a scrivere.



Grazie Alessia, grazie Dario. 
Buon lavoro e buona semina. 




martedì 3 giugno 2014

Le parole giuste




Domani esce un nuovo libro. Pensato ormai quattro anni fa, scritto da due.
La sua scrittura è stata una necessità a cui ho obbedito. Tutto è nato in alcuni giorni d'estate.
I giorni in cui, due carissimi amici hanno affrontato insieme una donazione e un trapianto.
Siamo stati onorati di ospitare la loro figlia di dieci anni a casa nostra, con i nostri bambini.
Sono stati giorni intensi, pieni di domande ma anche di giochi. Di sole, di bagni, di giostre ma anche di preghiere della sera, mani che si intrecciavano, cartoni animati, litigi, monopattini o bici per tutti o per nessuno.
Abbiamo imparato ad aspettare che arrivasse una buona notizia, a dire poco e bene, a dire con il cuore e alla fine a tirare il fiato quando si seppe che tutto era andato nel modo giusto.
In mezzo c'è stata anche la dislessia. Lieve, affrontabile, uno scherzo rispetto alla grandezza di tutto il resto. Eppure, quella dislessia (poi incontrata più e più volte in tanti bambini e ragazzi nelle scuole che mi è capitato di frequentare) mi diceva qualcosa in quell'estate alla ricerca delle parole giuste.
Così ho pensato a Emma, l'ho voluta, desiderata. Ho voluto che la storia me la raccontasse da dentro proprio lei. Un poco cresciuta, l'ho immaginata infatti alle medie.
L'ho messa alle strette perché nella vita non fila tutto liscio. L'ho pensata alle prese con tante parole: il trapianto che riguarda il papà, la scuola che non va, l'amicizia che cambia quando non te lo aspetti, il primo amore che arriva.
L'ho voluta un po' sola perché, per quanto ci fosse gente attorno, quel tempo di attesa è stato per tutti, singolarmente, una strettoia in cui passare uno alla volta.
Le ho dato una sponda, una riva, un gancio a cui afferrarsi. Ho pensato che sarebbe stato bello che fosse all'interno della scuola anche se un po' estraneo, sbilenco. Ho voluto che dentro ci finisse ancora una volta la poesia. Insieme ad altre cose (tra cui un millepiedi elettrico, dei biscotti della fortuna, una palla delle risposte, due canzoni, una mappa celeste...). Come tante porte per dire che ciascuno deve poter trovare un ingresso, un'apertura, la smagliatura in cui passare e ritrovarsi finalmente al proprio posto.
Infine, sì, come praticamente in ogni cosa che scrivo, anche qui c'è una bicicletta.




Grazie dunque a Lucia, Maurizio e Benedetta.

Grazie a Maria Chiara Bettazzi che ha ascoltato questa storia in mezzo alla confusione di una fiera e ha pensato che poteva finire in un libro.

Grazie ad Antonio che con me ha pazientato in questo tempo di gestazione, che si è un poco mescolato al papà del libro che rintuzza, precisa, riprende, scherza, canta ma soprattutto grazie per quell'estate passata in 5 + 1 con uguale dose di allegria e preoccupazione, stringendo ancora un poco il nodo che ci lega e ci tiene stretti agli altri. L'unico modo per durare.


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