martedì 3 giugno 2014

Le parole giuste




Domani esce un nuovo libro. Pensato ormai quattro anni fa, scritto da due.
La sua scrittura è stata una necessità a cui ho obbedito. Tutto è nato in alcuni giorni d'estate.
I giorni in cui, due carissimi amici hanno affrontato insieme una donazione e un trapianto.
Siamo stati onorati di ospitare la loro figlia di dieci anni a casa nostra, con i nostri bambini.
Sono stati giorni intensi, pieni di domande ma anche di giochi. Di sole, di bagni, di giostre ma anche di preghiere della sera, mani che si intrecciavano, cartoni animati, litigi, monopattini o bici per tutti o per nessuno.
Abbiamo imparato ad aspettare che arrivasse una buona notizia, a dire poco e bene, a dire con il cuore e alla fine a tirare il fiato quando si seppe che tutto era andato nel modo giusto.
In mezzo c'è stata anche la dislessia. Lieve, affrontabile, uno scherzo rispetto alla grandezza di tutto il resto. Eppure, quella dislessia (poi incontrata più e più volte in tanti bambini e ragazzi nelle scuole che mi è capitato di frequentare) mi diceva qualcosa in quell'estate alla ricerca delle parole giuste.
Così ho pensato a Emma, l'ho voluta, desiderata. Ho voluto che la storia me la raccontasse da dentro proprio lei. Un poco cresciuta, l'ho immaginata infatti alle medie.
L'ho messa alle strette perché nella vita non fila tutto liscio. L'ho pensata alle prese con tante parole: il trapianto che riguarda il papà, la scuola che non va, l'amicizia che cambia quando non te lo aspetti, il primo amore che arriva.
L'ho voluta un po' sola perché, per quanto ci fosse gente attorno, quel tempo di attesa è stato per tutti, singolarmente, una strettoia in cui passare uno alla volta.
Le ho dato una sponda, una riva, un gancio a cui afferrarsi. Ho pensato che sarebbe stato bello che fosse all'interno della scuola anche se un po' estraneo, sbilenco. Ho voluto che dentro ci finisse ancora una volta la poesia. Insieme ad altre cose (tra cui un millepiedi elettrico, dei biscotti della fortuna, una palla delle risposte, due canzoni, una mappa celeste...). Come tante porte per dire che ciascuno deve poter trovare un ingresso, un'apertura, la smagliatura in cui passare e ritrovarsi finalmente al proprio posto.
Infine, sì, come praticamente in ogni cosa che scrivo, anche qui c'è una bicicletta.




Grazie dunque a Lucia, Maurizio e Benedetta.

Grazie a Maria Chiara Bettazzi che ha ascoltato questa storia in mezzo alla confusione di una fiera e ha pensato che poteva finire in un libro.

Grazie ad Antonio che con me ha pazientato in questo tempo di gestazione, che si è un poco mescolato al papà del libro che rintuzza, precisa, riprende, scherza, canta ma soprattutto grazie per quell'estate passata in 5 + 1 con uguale dose di allegria e preoccupazione, stringendo ancora un poco il nodo che ci lega e ci tiene stretti agli altri. L'unico modo per durare.


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