lunedì 24 ottobre 2016

Sulle pagine de La Lettura del Corriere della sera


Ieri a Urbino a vedere la mostra "Cento + Cento" sulle copertine de La Lettura in occasione del Festival del giornalismo culturale. 
Oggi in edicola con Sualzo.

Sualzo ha scelto una poesia nata in mezzo al caos di Lucca Comics dove rischiavamo di perdere a ogni passo Teresa che aveva smesso per un giorno i suoi panni da selvaggia per indossare quelli di una regina. E girava così presa nel suo gioco, a fior di labbra dava ordini, procedeva, tagliava la folla senza guardare indietro.
 Capitate davanti a una vetrina, mi è tornata in mente una rima che m'insegnò da piccola la mia amica Tullia:


Something old, 

something new, 

something borrowed, 

something blue...

Ho pensato ad altre bambine.

lunedì 3 ottobre 2016

Dentro ogni casa passare allo Spazio BK

DENTRO OGNI CASA PASSARE


Scrivere di case, finestre, soffitte, cantine, cassetti.

Letti, tavoli, scale. Stanze e distanze.
Libreria Spazio BK - Milano

sabato 5 novembre 2016 dalle 10 alle 18 

domenica 6 dalle 10 alle 17
per info e iscrizioni http://www.spaziobk.com/dentro-casa-passare/

immagini Cinta Vidal



venerdì 16 settembre 2016

Braille e Lis, lingue sorelle della poesia



Sul blog Topipittori, racconto la traduzione in braille di "In mezzo alla fiaba". E racconto anche di Carlo e Emma, due piccoli fratelli che mi hanno regalato la loro traduzione in Lis.
I premi di poesia servono anche a questo.
 
http://www.topipittori.it/it/topipittori/i-versi-tra-le-dita-braille-e-lis-lingue-sorelle-della-poesia


giovedì 8 settembre 2016

Poesie a Mantova


 Mio papà è un tipo di poche parole. Ama stare all'aperto e lì scova tesori che ancora condivide con me. Poco tempo fa ha trovato una radice e un ramo e me li ha regalati. Io li porto al festivaletteratura di Mantova per parlare di poesia ai bambini.
Sualzo e io partiremo con una poesia di Polleke, la mia eroina.
Una poesia in cui c'è un uccellino in gabbia.
Chiameremo qualche bambino sul palco perché faccia uscire l'uccellino e lo lasci volare, di volta in volta, su una delle casette.
Dentro ogni casetta ci sarà un parola.
Ogni parola ci porterà a un libro di versi.
Oggi, alle 16.30, Cappella del Palazzo del Mago.

Comunque pensavo che si stendono più facilmente i propri rami nell'aria se le radici dentro la terra fanno bene il loro lavoro.
Grazie papà.

 
 

martedì 6 settembre 2016

Al Festivaletteratura di Mantova!


Tris di incontri: silent book, poesia e cartoline verso il futuro!
 
 
 
 

martedì 9 agosto 2016

Voce sorgente al Masetto


 


Scrivere insieme significa anche scordare il morso dei ghiacci.
Per questo ringrazio Giulia e Gianni di aver desiderato che un piccolo gruppo di scrittura si ritrovasse al Masetto (Terragnolo, Trentino).
In questi quattro giorni abbiamo letto le parole dei poeti e quelle del paesaggio, scattato istantanee alle quali serviva tempo per affiorare, tagliato, cancellato, incollato, partecipato al concorso pensato da Spazio BK, abbiamo provato a scrivere per noi stessi e per gli altri. Abbiamo letto i nostri testi ad alta voce.
Il laboratorio di scrittura naturale Voce sorgente è andato anche a bagnarsi i piedi, a sentire tutto il rumore che fa il torrente.
In questi giorni ordinerò il materiale, le parole, i pensieri.
Grazie a Ilaria, Ester, Gioia per aver scritto con me.
Grazie a Giovanna Ranaldi che ha voluto fare un pezzettino di strada con noi e regalarci le sue parole. Grazie a Sualzo, il miglior autore di limerick in circolazione.
 
 



Gioia di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia d’essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le viole
di un pascolo;
d’aver scordato la notte
ed il morso dei ghiacci.

Antonia Pozzi, 1933.


 



lunedì 4 luglio 2016

Una cosa difficile


Una cosa difficile è nato più di un anno fa da una specie di scarabocchio.
A volte accade che il segno preceda la parola. Mi capita anche con alcuni versi quando il gesto dello scrivere sta ancora cercando e cercando traccia segni che non sono ancora parole o frasi compiute.
Una cosa difficile però non è nato per caso. Era già lì e voleva scriversi in un modo diverso. Mi sono fermata quasi subito e ho chiesto a Sualzo cosa ne pensasse.
Devo aver detto qualcosa di simile: «Non so cosa sia. Adesso te lo faccio vedere. Devo per forza parlare perché sono segni incomprensibili, ma tieni conto che è una storia senza parole».
Per fortuna Sualzo è intelligente e ha molta immaginazione. Arrivati in fondo mi ha detto: «Ci sono. Provo a disegnarla subito».


Così ha preso in carico una storia che c’era e non c’era e l’ha portata nella realtà. Ha tolto il verde che avevo pensato e ha lasciato solo l'azzurro. Ha scelto un pennello per un segno nuovo. Mi è piaciuto subito e quando ha finito ero al settimo cielo.
Dicevo che Una cosa difficile è come se ci fosse sempre stato perché purtroppo è una storia autobiografica. È quello che mi succede quando devo percorrere la distanza minima che mi separa da qualcuno con cui è andato storto qualcosa. Soprattutto quando io sono in torto. Il più delle volte penso: «Non si aggiusterà mai». Il più delle volte scalo una parete vertiginosamente ripida per potermi riavvicinare.
Una cosa difficile è senza parole perché io, salendo la montagna, sono senza parole e fatico tantissimo nel tentativo di trovarle.
Da bambina vedevo che attorno a me il silenzio era praticamente l’unica soluzione da adottare nei conflitti e nelle incomprensioni.
Inutile dire che non mi ha aiutato.
Una cosa difficile è la storia di due. Perché l’arte di riavvicinarsi è una cosa che forse si impara davvero quando si è stretti per la prima volta in questo nodo originario di ogni altro legame. Due amici, due fratelli, due.
Recentemente mi è capitato di leggere alcune considerazioni sull’origine della coscienza morale nei bambini. Così ho scoperto che fino alla metà degli anni ’60 molti esperti sostenevano che nei bambini piccoli non fosse presente una vera coscienza morale ma che si orientassero seguendo principi eteronomi. Negli ultimi trent’anni però numerosi studi hanno invece segnato un cambio di direzione sostenendo che la formazione della morale potrebbe iniziare davvero molto presto nei bambini, intorno ai due anni, e che è forte il loro interesse per il mondo dei pensieri e delle emozioni proprie e altrui.
Uno studio in particolare, quello di Jerome Kagan, mi ha proprio toccata.
Raccontava come i bambini già prima dei due anni sarebbero particolarmente sensibili a tutti quegli eventi in cui ci sono, per vari motivi, oggetti non integri o evidentemente rotti.
Ad esempio una macchinina senza ruota, come accade al carretto in Una cosa difficile.
Lo studio analizzava le loro reazioni emotive di fronte a questo oggetti ipotizzando che alla base di questa reazione vi sia una forma embrionale di coscienza morale, una specie di attitudine naturale che si attiva nei piccoli per rispondere al loro bisogno di unità e per far andare le cose nel «verso giusto».
Probabilmente Una cosa difficile è nato anche dalla lunga osservazione dei miei figli.
Delle tante ruote rotte.
Dei carrettini che per loro ha costruito mio papà.
Della voglia di riparare, aggiustare, far funzionare di nuovo un legame dopo un litigio.
Qualche volta, quando erano molto piccini, mi chiedevano di accompagnarli a chiedere scusa. Io non dovevo far praticamente niente altro se non essere lì mentre loro tentavano una riconciliazione.
Credo sia un buon esercizio per gli adulti quello di salire in cordata con i bambini quando ce lo chiedono. Se capiscono di aver sbagliato qualcosa e sentono di voler essere perdonati da un amico o un fratello.
Salire su, insegnare loro dove mettere i piedi.
Mai spingerli, non tirarli, non obbligarli. Possibilmente stare zitti e lasciare che l’unica parola che serve la dicano loro.
Aiutarli se vogliono riparare quella ruota.
Stare in cima a quella che a quel punto tornerà a essere semplicemente una collina e vederli scivolare felici giù, di nuovo in due, sopra un carrettino che funziona “per il verso giusto”.

Abbiamo presentato Una cosa difficile per la prima volta ai bambini  durante il festival "L'isola delle storie" a Gavoi dove, grazie a Teresa Porcella e Bao Publishing, era presente nella mostra dedicata al silent book.







Dopo una lettura zitta zitta, accompagnata solo dalla musica dell'ukulele, abbiamo ascoltato le interpretazioni dei bambini, le loro osservazioni.
Poi ci siamo messi a disegnare una storia senza parole.
Occhio agli ultimi due titoli che danno una precisa collocazione spazio-temporale al laboratorio.
















Un ringraziamento particolare a due bambini, due fratelli. Emma e Carlo Piu capaci di rendere facili le cose più difficili.


mercoledì 15 giugno 2016

Black hole su Il giornale dei giovani lettori!


Il Giornale dei giovani lettori dedica un'ampia recensione ad alcuni libri usciti da poco. Tra questi c'è anche Black hole, San Paolo.


L'articolo continua qui:https://ilgiornaledeigiovanilettori.wordpress.com/2016/06/15/libri-e-fumetti-di-silvia-vecchini-black-hole-vetro-disegni-diversi-gaetano-e-zolletta-la-supersorpresa/

Grazie a Virginia Stefanini per essersi soffermata, con cura, intelligenza e attenzione, su storie e parole così diverse.


lunedì 30 maggio 2016

Via i ferri da stiro dal petto



A Carpi la libreria Radice-Labirinto ha organizzato per il terzo anno Semi e Parole, una giornata dedicata alla poesia.
Qui siamo a Casa Radice: erba tagliata, campi verdi attorno, delle cince canterine sopra la testa, un'arnia per fortuna sonnolenta, l'ombra di un noce, un pruno con piccoli frutti acerbi.
Due tavoli, seggiole, balle di fieno.
Un percorso di scrittura dedicato al giardino.



Vista l'occasione di scrivere all'aperto, ho scelto alcuni versi tratti da Potature e da Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno.




Un gruppo di dieci persone che si prendono tutta la giornata per scrivere.
A me sembra sempre un prodigio.

Perché scrivere insieme? Per diventare tutti scrittori o poeti?
No, è qualcosa di meglio.

È darsi la possibilità di accedere alla poesia e alla forza delle parole passando per un ingresso diverso.
Non solo leggere ma anche scrivere. Non solo ascoltare ma provare a dire.
Perché chi si avvicina alla scrittura, chi cerca la scrittura per sé, spesso lo fa in un momento di passaggio, di evoluzione. Ecco, io non so insegnare pressoché niente ma dare fiducia a questa evoluzione e alla voce degli altri mi sembra qualcosa che posso fare.
Non lo faccio da sola.
Ci sono poeti che amo e che sanno parlare meglio di me. Come Mariangela Gualtieri.


Bello, bello, bello mondo, bello ridere di
mondo in luce mattutina in
colorazione di mondo con stagioni e
popolazione e animali. Bello mondo
questo ricordo, questo io lo ricordo
bello, molto bello mondo, con cielo
diurno e notturno, con facce che
mi piacevano e musi e zampe e
vegetazione che mi sospirava e mi
sospirava leggera leggera, tirando
via chili e scarponi interiori che mi
infangavano, tirando via ferri da stiro
che mi portavo nel petto, e gran pulitura
di dentro. Bello, questo io lo ricordo
bello.

Io ho avuto soccorso a volte da
una piccola foglia, da un frutto così
ben fatto che dava sollievo a mio
disordine di fondo. Sì sì.





La natura fa questo, la scrittura anche. Via i ferri da stiro dal petto. Bello mondo, bella ogni piccola cosa che dà sollievo al disordine di fondo.
Che non metteremo mai a posto ma che scrivendo mettiamo a fuoco, tocchiamo, possiamo dire.
Grazie ad Alessia libraia coraggiosa.
Grazie mille volte a chi ha scritto con me: Greta, Luciana, Cristina, Ilaria, Patrizia, Silvia, Agnese, Roberta, Stefania, Maura.




 
 
  

P.s. Anch'io ho scritto tanto perché si scrive insieme davvero. Una delle cose scritte la lascio qui.

È seduta sulla panchina 
della stazione. Si mangia una pesca.
Il treno in ritardo, guarda l'orario, 
un soffione è nato in mezzo al binario
nessuno lo coglierà, il convoglio
in transito veloce lo soffierà
via tutto insieme. Che desidera 
un treno? Quanti desideri contiene?
Tutti meno uno. Meno male.
Sputa l'osso, lo tira addosso al regionale.


E metto anche l'ultimo gioco.













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